Branco, 2010

Paolo Grassino
Alluminio
6 elementi 80 × 50 × 110 cm

Nelle opere di Paolo Grassino la materia, il linguaggio e il pensiero affondano le radici nel vivo dell’intimo e della profondità della vita. Una costante ricerca sul significato dell’esistenza in cui l’artista ha sapientemente distillato la natura e l’artificio, la cultura letteraria e quella metropolitana, mettendo in scena una pièce che recita il dramma degli opposti: reale/immaginario, conscio/inconscio, luce/buio, rumore/silenzio, divenire/degenerazione, organico/inorganico. Quelli creati dall’artista torinese sono scenari insoliti e sorprendenti, corpi, oggetti e spazi, dove s’incontrano e s’inquietano il quotidiano e l’irreale, il banale e il perturbante.
I corpi esplorati da Paolo Grassino sembrano ripercorrere la lezione di Antonin Artaud: il corpo delle sue sculture è un “corpo senza organi”. “Il corpo è corpo / è solo / e non ha bisogno di organi / il corpo non è mai un organismo / gli organismi sono i nemici del corpo”. Privi di soggettività e d’organismo, i suoi “corpi” sono, così, materia autogenerantesi che rappresenta una condizione oggettiva di significato. Così, nella loro condizione di Semilibertà e di metamorfosi, le sculture umane e animali, Fiato così come il Branco, diventano il logos della condizione esistenziale dell’essere umano, le superfici narrative di una complessa riflessione sulle condizioni sociali, politiche e culturali, “gusci” di vita, di storie e di memorie.

Branco, 2010

Paolo Grassino
Alluminio
6 elementi 80 × 50 × 110 cm

Nelle opere di Paolo Grassino la materia, il linguaggio e il pensiero affondano le radici nel vivo dell’intimo e della profondità della vita. Una costante ricerca sul significato dell’esistenza in cui l’artista ha sapientemente distillato la natura e l’artificio, la cultura letteraria e quella metropolitana, mettendo in scena una pièce che recita il dramma degli opposti: reale/immaginario, conscio/inconscio, luce/buio, rumore/silenzio, divenire/degenerazione, organico/inorganico. Quelli creati dall’artista torinese sono scenari insoliti e sorprendenti, corpi, oggetti e spazi, dove s’incontrano e s’inquietano il quotidiano e l’irreale, il banale e il perturbante.
I corpi esplorati da Paolo Grassino sembrano ripercorrere la lezione di Antonin Artaud: il corpo delle sue sculture è un “corpo senza organi”. “Il corpo è corpo / è solo / e non ha bisogno di organi / il corpo non è mai un organismo / gli organismi sono i nemici del corpo”. Privi di soggettività e d’organismo, i suoi “corpi” sono, così, materia autogenerantesi che rappresenta una condizione oggettiva di significato. Così, nella loro condizione di Semilibertà e di metamorfosi, le sculture umane e animali, Fiato così come il Branco, diventano il logos della condizione esistenziale dell’essere umano, le superfici narrative di una complessa riflessione sulle condizioni sociali, politiche e culturali, “gusci” di vita, di storie e di memorie.