Foca, 1989

Domenico Borelli
Bronzo
230 × 90 × 30 cm

Anatomie spezzate, frammentate, corpi distorti, scarnificati e scavati fino all’essenza, forme meravigliose e sconcertanti, sono questi i soggetti che Domenico Borrelli indaga costantemente, una ricerca incentrata sul rapporto tra l’estetica del corpo umano e la sua sostanza, tra la superficie e la profondità dell’esistenza. Borrelli s’interroga sull’interiorità del corpo umano e sulle sue proprietà attraverso un processo scultoreo di modellazione che codifica, decodifica e ricodifica l’essenza del corpo umano.
Attraverso questa rappresentazione del corpo e delle sue forme essenziali, l’artista torinese costruisce una riflessione teorica sui rapporti d’identità, d’interiorità e di memoria. La macchina umana non è più rappresentata dai suoi confini certi e tradizionali (la pelle, il viso, etc.), ma viene attraversata, “smontata” e indagata nella sua “inapparenza”.
Domenico Borrelli vede il Corpo come mezzo che sostiene il bagaglio di esperienze accumulate nel corso della vita, un fardello pesante che pesa sulla colonna vertebrale, come in Colonna, o come in La Colonna e il Sacro, sulla cui ultima vertebra preme il peso del mondo.

Foca, 1989

Domenico Borelli
Bronzo
230 × 90 × 30 cm

Anatomie spezzate, frammentate, corpi distorti, scarnificati e scavati fino all’essenza, forme meravigliose e sconcertanti, sono questi i soggetti che Domenico Borrelli indaga costantemente, una ricerca incentrata sul rapporto tra l’estetica del corpo umano e la sua sostanza, tra la superficie e la profondità dell’esistenza. Borrelli s’interroga sull’interiorità del corpo umano e sulle sue proprietà attraverso un processo scultoreo di modellazione che codifica, decodifica e ricodifica l’essenza del corpo umano.
Attraverso questa rappresentazione del corpo e delle sue forme essenziali, l’artista torinese costruisce una riflessione teorica sui rapporti d’identità, d’interiorità e di memoria. La macchina umana non è più rappresentata dai suoi confini certi e tradizionali (la pelle, il viso, etc.), ma viene attraversata, “smontata” e indagata nella sua “inapparenza”.
Domenico Borrelli vede il Corpo come mezzo che sostiene il bagaglio di esperienze accumulate nel corso della vita, un fardello pesante che pesa sulla colonna vertebrale, come in Colonna, o come in La Colonna e il Sacro, sulla cui ultima vertebra preme il peso del mondo.