La tecnica di Davide Rivalta si può definire come "impressionismo scultoreo".
Le sculture riproducono i felini fotografati dall'artista al Centro di Tutela e Recupero della Fauna Selvatica del Monte Adone, in provincia di Bologna, sua città d'origine. A partire dal disegno che segue la fotografia, le due opere di Rivalta presenti nel parco sono fusioni in bronzo a grandezza reale di grande perizia artistica e collocate in uno dei luoghi di maggior valore paesaggistico e panoramico danno il nome al vasto prato che dominano: il prato dei Leoni di Rivalta.
Come nel celebre impressionismo pittorico francese del '800 la forza espressiva di un'immagine viene resa dalla sapiente tecnica dell'artista che ricerca non l'esattezza naturalistica, bensì una trasposizione dell'impressione prima che caratterizza il nostro sguardo sul mondo. Il risultato, che riporta tutti i gesti sull'argilla manipolata in origine, sin nelle singole impronte della mano, così come i segni delle successive fasi della fusione, trasfonde l'espressione dell'animale nella statua come dal vero e riesce così a invitare lo spettatore ad una relazione vitale con l'opera.
Nel contesto espositivo del parco i Leoni quindi più che essere semplicemente collocati in un tipico terrazzamento di vetta in Langa, paiono abitare davvero il luogo, come fosse scelto da autentici animali selvatici.
La tecnica di Davide Rivalta si può definire come "impressionismo scultoreo".
Le sculture riproducono i felini fotografati dall'artista al Centro di Tutela e Recupero della Fauna Selvatica del Monte Adone, in provincia di Bologna, sua città d'origine. A partire dal disegno che segue la fotografia, le due opere di Rivalta presenti nel parco sono fusioni in bronzo a grandezza reale di grande perizia artistica e collocate in uno dei luoghi di maggior valore paesaggistico e panoramico danno il nome al vasto prato che dominano: il prato dei Leoni di Rivalta.
Come nel celebre impressionismo pittorico francese del '800 la forza espressiva di un'immagine viene resa dalla sapiente tecnica dell'artista che ricerca non l'esattezza naturalistica, bensì una trasposizione dell'impressione prima che caratterizza il nostro sguardo sul mondo. Il risultato, che riporta tutti i gesti sull'argilla manipolata in origine, sin nelle singole impronte della mano, così come i segni delle successive fasi della fusione, trasfonde l'espressione dell'animale nella statua come dal vero e riesce così a invitare lo spettatore ad una relazione vitale con l'opera.
Nel contesto espositivo del parco i Leoni quindi più che essere semplicemente collocati in un tipico terrazzamento di vetta in Langa, paiono abitare davvero il luogo, come fosse scelto da autentici animali selvatici.
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